giovedì 1 marzo 2012

Cani veneziani

Dev'essere l'acqua della laguna, o qualcosa di simile. Ma c'è qualcosa di strano nei cani di Venezia e nei loro padroni. Qualcosa di singolare, che, lungi da ogni connotazione negativa, fa del vagare per le calli un'esperienza esilarante.
Quello che segue è un elenco di episodi e di casi cui ho avuto realmente il piacere d'assistere. Del mio, l'ho messo solo nella forma. E la lista sarebbe infinita...


Cani irrequieti, che aspettano la padrona fuori dal Billa, abbaiando fino al suo tardo ritorno.
Cani perplessi, costretti a indossare assurdi giubbetti alla Mick Jagger, fucsia e sgargianti.
Cani stizziti, che addentano il giornale alla padrona, troppo impegnata nelle babaciate mattutine per dar retta a loro.
Cani nervosi, infastiditi dal guinzaglio a tal punto, da procedere su due zampe per contenderlo al padrone coi denti.
Cani-detector, che scandagliano i pantaloni di tutti.
Cani desolati, sfiniti ormai quanto i padroni dai continui ed immensi flussi turistici, che recano ad ogni passante abbai ormai solo pro forma.
Cani dubbiosi, impauriti da ogni cosa galleggi.
Cani spensierati, che si fiondano su ogni cosa galleggi.
Cani sciattoni e menefreghisti, che te la mollano lì.
"Cani" metaforici, che ti scappano perché cani tangibili te la mollano lì.
Cani svagati, col ciuccio al collo per qualche curiosa e bizzarra idea (o abitudine?) del padrone.
Cani che fanno i duri, squadrandosi con prepotenza, in calli a senso unico.
Cani inseguiti dal padrone cui hanno sequestrato il guinzaglio coi denti.
Cani giocosi, che rincorrono gabbiani e piccioni, fermandosi a squadrarli con rabbia quando decidono di asserragliarsi su colonne in difesa.

Cani gioiosi, che vagano per le calli felici, come bizzarramente coscienti del privilegio di vivere, strani, nella città più strana del mondo.